Rapporto sui diritti civili e politici (CCPR 2017)
Tra il 6 e il 10 marzo 2017 si è tenuta a Ginevra la sessione dello Human Rights Committee, l’organismo indipendente dell’Onu che monitora il rispetto della Convenzione Internazionale sui diritti civili e politici (CCPR). Durante la sessione gli Stati firmatari della Convenzione presentano dei Rapporti in cui evidenziano i progressi che sono stati compiuti nel campo dei diritti civili e politici. Anche alcune associazioni che operano nel campo dei diritti sono chiamate a redigere i loro rapporti ombra. La Commissione esamina tutti i rapporti e sottopone le proprie osservazioni conclusive agli Stati firmatari. Nel 2017, in occasione della partecipazione dell’Italia ai lavori, anche A Buon Diritto ha presentato il suo Rapporto alternativo sullo stato dei diritti civili e politici nel paese.
Le Osservazioni conclusive.
Il 28 marzo il Comitato ha pubblicato le Osservazioni Conclusive (Osservazioni conclusive CCPR): le tematiche principali che sono state affrontate riguardano il diritto all’aborto, la mancata introduzione del reato di tortura, l’abuso di forza da parte degli agenti di pubblica sicurezza e la tutela dei diritti di coppie omosessuali, migranti, detenuti e Rom. Ciò che si chiede, in primo luogo e come misura fondamentale e propedeutica a tutte le altre, è la creazione di un’istituzione nazionale garante dei diritti umani: malgrado l’Italia si sia impegnata in questo senso, infatti, la realizzazione di un tale organismo non è mai stata portata a compimento.
Omosessualità e discriminazioni. In secondo luogo, malgrado la soddisfazione per la recente approvazione della legge sulle unioni civili, il Comitato sottolinea come il testo della legge non preveda norme a tutela dei figli di coppie omosessuali, e come la mancata possibilità, per le coppie omosessuali, di adottare e di accedere alla fecondazione allo stesso modo delle coppie eterosessuali rappresenti un’evidente discriminazione.A questo proposito, il Comitato chiede in generale al governo italiano di impegnarsi seriamente nella lotta a ogni tipo di discriminazione - per etnia, orientamento sessuale, disabilità o altro- attraverso campagne di prevenzione e l’introduzione di adeguati strumenti sanzionatori.
Rom, Sinti, Caminanti. In questo frangente, un’attenzione particolare è riservata a Rom, Sinti e Caminanti: si rileva infatti come in Italia il razzismo e la stigmatizzazione delle persone appartenenti a queste etnie siano particolarmente forti e addirittura “esacerbate dai media e da i pubblici ufficiali a livello locale”. Per questo, si chiede al governo di promuovere una campagna per sollecitare rispetto e tolleranza verso queste comunità. Di più: il governo deve impegnarsi seriamente a portare a termini gli obiettivi della Strategia Nazionale di Inclusione Rom, ponendo fine agli sgomberi forzati e rendendo giustizia a chi, negli ultimi anni, ne è stato vittima.
Aborto. Il Comitato si dice inoltre preoccupato di fronte alle gravi difficoltà nell’accesso all’interruzione volontaria di gravidanza, a causa del numero sempre crescente di medici obiettori. La conseguenza è l’aumento allarmante degli aborti clandestini, a cui il governo deve porre rimedio garantendo la continuità e tempestività del servizio su tutto il territorio.
Tortura e abuso della forza. Altre due priorità indicate dal Comitato sono l’introduzione – “senza ulteriori indugi” - del reato di tortura nell’ordinamento italiano, e l’adozione di misure volte a prevenire e sanzionare l’uso eccessivo di forza da parte degli agenti di pubblica sicurezza: tra queste, l’uso di codici identificativi.
Cittadinanza e apolidia. In Italia sono moltissimi* – soprattutto di etnia Rom - gli apolidi, ovvero le persone prive della cittadinanza del loro paese di origine. L’ottenimento dello status di apolidia è fondamentale per aver accesso ai documenti, e quindi ai diritti fondamentali, ma la procedura necessaria è oggi lunga e contorta: è una priorità dunque che il governo si impegni a semplificarla e a renderla accessibile a tutti i soggetti interessati. Di pari passo, si rende necessaria la riforma della legge sulla cittadinanza.
Migranti, rifugiati, richiedenti asilo, minori non accompagnati. Sul tema dei rifugiati, sono molte le misure necessarie da prendere per garantire la tutela dei diritti umani: la definitiva abrogazione del reato di clandestinità, la fine della pratica del rimpatrio collettivo – che lede il diritto di ogni migrante a far valer il proprio individuale bisogno di protezione -, la riduzione della detenzione del migrante a misura eccezionale e straordinaria, l’aumento dei posti e il miglioramento delle condizioni nei centri di accoglienza, il pieno rispetto delle Procedure Operative Standard e la garanzia di tutela legale nell’ambito delle operazioni di pre-identificazione e identificazione previste dal sistema hotspot e durante le varie fasi della domanda d’asilo. Inoltre, il Comitato chiede al governo di attuare una serie di norme in protezione dei minori stranieri non accompagnati, per garantire che i metodi adoperati per l’accertamento dell’età siano scientificamente validi, che le condizioni di accoglienza siano adeguate e che al minore sia subito assegnato un tutore legale. In più, è imperativo combattere contro il fenomeno della sparizione dei minori dai centri, e contro il conseguente rischio, per questi ultimi, di finire in reti di sfruttamento, soprattutto sessuale. In generale l’Italia deve impegnarsi a contrastare la tratta e il traffico di esseri umani.
Carcere e 41 bis. Il Comitato si dice particolarmente preoccupato di fronte al persistere del problema del sovraffollamento carcerario: è necessario provvedere in generale al miglioramento delle condizioni di detenzione, soprattutto per quanto riguarda l’accesso ai servizi sanitari. Di fronte all’elevato numero di stranieri detenuti, il governo è inoltre invitato a condurre un’indagine per verificare l’eventuale discriminazione degli stranieri da parte della giustizia penale. Un capitolo a parte riguarda i detenuti sottoposti al regime 41 bis: il Comitato ritiene che il regime speciale non sia del tutto in linea con i principi del CCPR, in particolare per quanto riguarda la possibilità di rinnovo automatico di due anni, dopo i quattro iniziali, senza passare per il giudice, e per le severe restrizioni ai rapporti interpersonali tra i detenuti sottoposti al medesimo regime.
Diritto al giusto processo, intercettazioni, libertà di espressione, trasparenza. Per quanto riguarda il diritto al giusto processo, il Comitato sottolinea la necessità di porre un argine alla lentezza dei procedimenti civili e penali e di estendere ulteriormente la possibilità di accedere al servizio di gratuito patrocinio. In conclusione, si chiede al governo di rivedere la normativa sulle intercettazioni, e di garantire la libertà di espressione attraverso la depenalizzazione dei reati di blasfemia (un tempo reato penale, oggi è un illecito amministrativo) e diffamazione e attraverso il pieno rispetto del decreto trasparenza, che regola il diritto dei cittadini ad accedere a informazioni detenute dalle pubbliche amministrazioni.
Le conseguenze.
Le Osservazioni del Comitato non hanno carattere vincolante e non prevedono alcun meccanismo sanzionatorio, in caso di non ottemperanza. Tuttavia, l’Italia è chiamata a fornire di qui a un anno informazioni sull’adempimento di alcune raccomandazioni, quelle cioè relative alla creazione dell’istituzione nazionale garante dei diritti umani e alla tutela dei diritti di migranti, rifugiati, richiedenti asilo e minori non accompagnati. A marzo 2022 l’Italia dovrà nuovamente inviare al Comitato un rapporto periodico, nel quale è invitata a fornire indicazioni specifiche sull’avanzamento della tutela dei diritti in relazione a quanto indicato in queste Osservazioni conclusive.