Pubblicato in 2020, Le notizie del portale a buon diritto il 28 set, 2020
Migration Pact: non chiamatela solidarietà
La scorsa settimana la Commissione Europea ha presentato il nuovo Patto per le migrazioni e l’asilo, che contiene le proposte legislative in materia di immigrazione che l'Unione dovrà approvare nei prossimi anni. Nonostante la presidente Von der Leyen avesse dichiarato più volte di voler superare il modello Dublino puntando su una maggiore solidarietà e su un'equa ripartizione delle responsabilità tra paesi membri, così non è stato.
Il criterio del paese di primo ingresso, che penalizza gli stati di frontiera come Italia, Grecia e Spagna, rimane. I migranti saranno sottoposti a un pre-screening nel paese d'arrivo che includerà identificazione e controlli sanitari e "di sicurezza". Verrà operata a quel punto una differenziazione tra coloro che hanno maggiori probabilità di vedersi riconosciuta la protezione internazionale e quanti invece provengono da paesi il cui tasso europeo di riconoscimento è inferiore al 20%. In questo secondo caso la domanda d'asilo verrà valutata con una procedura accelerata e dovrà concludersi entro 12 settimane. Le procedure accelerate e di frontiera potranno in realtà essere applicate a tutti i migranti che arriveranno "irregolarmente" o a seguito di operazioni di ricerca e soccorso o identificati mentre attraversano una frontiera esterna dell'Unione. Ma accelerare l'esame delle domande di protezione non favorisce il diritto d'asilo, piuttosto lo intacca. Nessun paese può essere infatti considerato sicuro a priori, e la richiesta d'asilo andrebbe valutata partendo dal racconto delle storie e delle vicende personali.
Nel caso in cui vi sia una pressione migratoria eccessiva per uno Stato membro o in caso di sbarchi a seguito di salvataggi in mare gli altri Stati membri potranno scegliere se accogliere una quota di richiedenti asilo o se invece supportare lo Stato di primo ingresso nelle procedure di espulsione dei cittadini stranieri. In questo modo vengono forniti agli Stati strumenti per rifiutare di accogliere i migranti. Viene inoltre lanciato il messaggio che chi entrerà in Europa "senza averne diritto" verrà espulso e rimpatriato. Quello che è stato definito un "meccanismo di solidarietà" è invece ciò che di più contrario c'è al concetto di solidarietà. Si tratta di un compromesso a ribasso per evitare di contrastare apertamente le politiche di quegli Stati che negli ultimi anni hanno sistematicamente rifiutato di accogliere i richiedenti asilo. Politiche che pur essendo contrarie ai trattati sull'Unione ed essendo state sanzionate dalla Corte europea di Giustizia nel 2017 trovano oggi una sponda legislativa.
Tra i punti critici del nuovo patto c'è il fatto che non verrà istituita nessuna missione europea di ricerca e salvataggio, ma anzi verranno intensificati i controlli sulle navi private che soccorrono le persone in mare. Riteniamo che l'attenzione della Commissione Europea non debba concentrarsi esclusivamente sulle informazioni e le comunicazioni scambiate tra autorità costiere e ong o privati che soccorrono, ma debba portare all'obiettivo di salvare più vite possibili.
Il nuovo patto non prevede inoltre misure volte a creare o a rafforzare i canali di ingresso legali per chi arriva in Europa in cerca di protezione o per trovare lavoro. Ma è proprio la mancanza di questi canali a costringere a entrare "irregolarmente" chi non ha la possibilità di ottenere nel proprio paese i visti validi per arrivare in Europa.
Infine, sono state valorizzate esperienze come gli accordi con la Turchia, un paese che non rispetta i diritti umani ma a cui negli ultimi anni è stata "appaltata" la gestione dei migranti alla frontiera orientale con l'Europa per un costo di sei miliardi di euro. Le condizioni in cui i migranti vengono trattenuti nei campi turchi sono tutt'altro che encomiabili e da valorizzare.
Il nuovo patto, così com'è, è a nostro avviso carente, deludente e pericoloso. Da anni è necessaria una riforma europea complessiva delle politiche migratorie e del sistema di asilo che garantisca la sicurezza dei viaggi e la protezione di chi fugge da persecuzioni, guerre, povertà e dagli effetti dei cambiamenti climatici. Qualsiasi politica di compromesso che tenga conto esclusivamente di istanze securitarie e nazionaliste non solo è destinata a fallire ma, ancora peggio, contravviene ai principi fondativi dell'Europa stessa.
Le proposte formulate nel patto verranno discusse in sede europea per poi essere approvate dal Parlamento e dal Consiglio europei. C'è dunque ancora tempo per intervenire e modificarle. Auspichiamo che il governo italiano faccia la sua parte nel processo di modifica e miglioria di questo patto. Da parte nostra, nei prossimi mesi e nei prossimi anni chiederemo in tutte le sedi opportune una modifica sostanziale dei testi ad oggi presentati, che sia in linea con i valori europei del rispetto e della tutela della dignità umana, della libertà, dell'uguaglianza e del diritto d'asilo.