Pubblicato in 2020, Le notizie del portale a buon diritto il 24 giu, 2020
Disabili dimenticati, donne discriminate "Viviamo in un Paese di diritti negati"
Un articolo di Francesca Paci su La Stampa del 24 giugno 2020
Non è un Paese in progress, l’Italia. E non perché sia fermo. Vantiamo pietre miliari come la legge Basaglia che, a 42 anni dalla sua approvazione, resta una delle più significative riforme della storia repubblicana nonché l’atto fondativo di un nuovo approccio all’intervento psichiatrico studiato, tutt’ora, ben oltre i confini patrii. Eppure la fotografia della realtà restituisce un’immagine distorta di cotanto ingegno, con i manicomi chiusi ma i loro ospiti perduti, vittime della difficoltà burocratica di applicare il regolamento ma anche dell’impossibilità di applicarlo in maniera omogenea in tutta la penisola, per cui al 7% del Fondo sanitario nazionale speso per la salute mentale nella provincia di Trento corrisponde il 2% della Campania.
Lo iato tra una lodevole capacità teorica e una prassi assai più miserrima dei suoi presupposti è l’oggetto del voluminoso “Rapporto sullo stato dei Diritti”, la temperatura socio-culturale del Paese che la onlus “A Buon Diritto”, incrociando una pila di dati statistici, ha misurato in questi mesi e “La Stampa” anticipa. Si tratta di un monitoraggio che attraverso 18 sezioni, 61 grafici e un album di storie racconta un’Italia uscita dal tunnel della pandemia per ritrovarsi stordita, confusa, gravata da vecchi problemi e nuove paure.
L’istruzione per esempio, il perno su cui durante il confinamento hanno ruotato i calendari e le nevrosi delle famiglie. Non è solo che, come certifica l’Ocse, il 71% dei genitori italiani ha rinunciato all’idea che i figli raggiungano il loro stesso benessere. Oltre all’assenza di ascensore sociale ci sono in mezzo infinite rampe di scale “appiccicose” su cui inciampa la meglio gioventù aumentando il divario culturale, geografico, prospettico. Basti pensare che l’investimento complessivo nella scuola è il 3% del Pil contro il 5% della media Ocse e si piazza in fondo alla classifica dell’Unione Europea. Mentre cresce l’abbandono scolastico con una media attuale del 14,5% e punte tra 23% e 30% in Sicilia.
«In tema di diritti siamo un Paese di grandi idee innovative ma frammentato per quanto riguarda temi critici, le donne, le minoranze di genere, gli anziani, i migranti» nota Valentina Calderone, direttrice di “A Buon Diritto” e curatrice del Rapporto. Il risultato è un corpus giuridico ben scritto ma disomogeneo.
«Su materie come la salute mentale, per dire, siamo uno dei Paesi più garantisti del mondo – continua Calderone -. Ma quanto allo stato dei malati non siamo pressoché mai nel gruppo dei virtuosi». Benessere, fisico come mentale. discontinuo e a macchia di leopardo, accusano i numeri: con un’aspettativa di vita di 67,7 anni in buona salute su 84 attesi in Trentino e di 52,9 su 82,5 in Calabria .
Prendi la casa, la capanna riscoperta durante il lockdown da un popolo di navigatori e proprietari. Da trent’anni gli italiani vivono in maggioranza in appartamenti di proprietà anziché in affitto. E’ una questione storica, spiega Calderone: «A prima vista la casa in Italia sembrerebbe un diritto, ci sono regole per promuovere la proprietà privata sin dalla Costituzione. Poi però capita che, avuto un tetto sulla testa, una madre single, magari con un figlio disabile e un anziano non autosufficiente non riesca a pagare le bollette e si sfinisca per avere un sussidio aggiuntivo perché non esiste welfare integrato: capita insomma che si abbia la casa ma manchi tutto il resto e che le emergenze s’incrocino, scavino».
L’erosione del diritto all’abitare è cominciata dopo il Duemila, quando, sottolinea il Rapporto, l’incremento della povertà assoluta sommato ai nuovi flussi migratori ha visto crescere la platea degli aventi diritto a una casa pubblica con un picco del più 25% nel 2015 e 650 mila famiglie attualmente in graduatoria. La coperta è corta, si obbietterà. Vero. Ma i ricercatori di “A Buon Diritto” ricordano i fondi Gescal, l’ente case per i lavoratori che non esiste più ma che mantiene fondi inutilizzati per almeno mille milioni di euro.
Ci sono poi le donne, croce e delizia del Paese che legifera molto (anche per la presenza femminile nel Parlamento cresciuta più che nei governi locali dove è ferma al 14%) e applica poco, con il Fondo per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità finanziato nel 2018 con 20 milioni di euro e rifinanziato nel 2019 ma mutilato dall’obbligo di riservare un terzo delle risorse a nuovi centri anti-violenza e case rifugio. In pratica, una volta che la legge 69 del 2019 introduce per la violenza domestica o di genere nuovi reati all’interno del codice penale e favorisce l’allontanamento dall’aguzzino, dove va poi la vittima? Gli standard internazionali vorrebbero un centro ogni 10 mila abitanti e una casa-rifugio ogni 50 mila ma, dati Istat alla mano, il rapporto in Italia è fermo a 0,04 ogni 10 mila persone. E per tutti gli altri, a partire dal mondo Lgbt, il buio è più buio. E i migranti, last but not least, lo spettro di cui l’Italia si è temporaneamente dimenticata ma le cui sorti s’intrecceranno presto ancora a quella dei nuovi poveri che a quota 28,9% della popolazione assegnano all’Italia la maglia nera dell’Eurostat.
«L’Italia sconta una grande carenza di dati – chiosa la Calderone -. E senza dati si fatica a far politica».