Pubblicato in 2019, Le notizie del portale a buon diritto il 30 apr, 2019
A Buon Diritto e Consiglio Italiano per i Rifugiati: ricorso contro l’Ufficio Immigrazione della Questura di Roma per il mancato rinnovo dei permessi di soggiorno
A Buon Diritto eConsiglio Italiano per i Rifugiati: ricorso contro l’Ufficio Immigrazione della Questura di Roma per il mancato rinnovo dei permessi di soggiorno.
A Buon Diritto e il Consiglio Italiano per i Rifugiati (CIR) - in qualità di membri della Rete legale di supporto ai migranti in transito (A Buon Diritto Onlus, Baobab experience, Consiglio italiano per i rifugiati, Radicali Roma) - hanno presentato due ricorsi presso il Tribunale di Roma contro l’Ufficio Immigrazione della Questura perché viola i diritti dei titolari di protezione internazionale, impedendo, di fatto, a molti di loro il rinnovo del permesso di soggiorno. Per uno dei due ricorsi, presentato in urgenza, il Giudice ha già ordinato alla Questura di Roma l’immediato rilascio del rinnovo del permesso di soggiorno. I casi nel dettaglio sono disponibili qui: I casi di A. e di D.
“Sono mesi che assistiamo a una prassi illegittima: la Questura di Roma ha deciso di non rinnovare il Permesso di soggiorno alle persone con protezione internazionale che presentano un certificato di residenza presso un indirizzo convenzionale. Ovvero tutte le persone senza fissa dimora o impossibilitate a dimostrare una residenza “reale” e legale, come in assenza di un regolare contratto di locazione” dichiara Valentina Calderone Direttrice di A Buon Diritto “A Roma il Comune ha stabilito che l’indirizzo di Via Modesta Valenti sia l’indirizzo di residenza convenzionale per tutte le persone senza fissa dimora, ma la Questura ha concluso apoditticamente che l’iscrizione presso gli indirizzi fittizi determina irreperibilità di fatto di chi la richiede e non si concili con le esigenze di ordine e sicurezza pubblica”.
È per questa ragione che A Buon Diritto e il CIR, in qualità di membri della Rete legale di supporto ai migranti in transito, hanno deciso di agire. Sono state presentate due istanze di accesso agli atti, il 7/1/2019 e il 25/1/2019, a Prefettura, Questura, Questura – Ufficio immigrazione e Comune di Roma, per prendere visione delle “disposizioni di organi superiori”, menzione con la quale la Questura giustifica il mancato rilascio del permesso di soggiorno. Il quadro che ne è emerso desta numerose preoccupazioni, anche per le illazioni espresse da alcune istituzioni rispetto alla condizione e alle intenzioni dei cittadini stranieri senza dimora. A Buon Diritto e il CIR hanno deciso di rendere pubblici questi documenti (Accesso agli atti 07/01/2019, Nota Questura - Nota Ministero Interno, Accesso agli atti 25/01/2019) per offrire uno strumento ad avvocati e associazioni a tutela degli interessi del loro assistiti e per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema. L’utilizzo di politiche repressive nei confronti di chi è già ai margini della società, pur in condizione di soggiorno regolare, non fa altro che aumentare i rischi per ordine e sicurezza pubblica.
“La decisione della Questura di Roma è in palese contrasto con le norme previste dalla Costituzione, dalla Legge Anagrafica, dal Testo Unico Immigrazione e dalle Circolari del Ministero dell’Interno. Dal momento che l’iscrizione anagrafica è determinante per l’accesso a diritti costituzionalmente garantiti, l’iscrizione alla “residenza convenzionale” deve essere considerata come una normale iscrizione anagrafica; in caso contrario si determinerebbe un trattamento illegittimamente difforme tra cittadini che siano residenti in un determinato territorio esclusivamente in ragione del censo. L’assenza di una “residenza effettiva” non può giustificare in alcun modo il mancato rilascio del permesso di soggiorno, né un ritardo nella conclusione del procedimento amministrativo” dichiara Mario Morcone Direttore del CIR.
Le conseguenze sulla vita di queste persone rischiano di essere devastanti: si tratta di beneficiari di protezione internazionale cui viene, di fatto, negata la possibilità di continuare a vivere dignitosamente nel nostro paese, mettendo a rischio l’accesso ai servizi e la stessa condizione di regolarità sul territorio.