Pubblicato in 2017, Le notizie del portale a buon diritto il 17 mag, 2017
Ong processate perché salvano i migranti
il manifesto, 17-05-2017
Luigi Manconi
Mediterraneo. Il quadro che emerge dal documento della commissione difesa del Senato non tiene conto di quanto emerso nel corso delle audizioni. Cos come non considera tutte le inequivocabili argomentazioni portate dai pi alti gradi della Marina militare, della Guardia costiera e della Guardia di finanza, che smentiscono definitivamente la Grande Menzogna sul soccorso in mare
Corridoi umanitari privati non consentiti: questa la conclusione, approvata allunanimit, al termine di quella che, sulla carta, doveva essere unindagine conoscitiva di una commissione parlamentare.
Ma che nei toni e nei contenuti si rivelata una sorta di pubblico processo nei confronti delle Ong. Con tanto di raccomandazioni finali che, qua e l, sembrano piuttosto le motivazioni di una sentenza. Peccato che il quadro che emerge dal documento della commissione difesa del Senato non tenga conto di quanto emerso nel corso delle audizioni che la stessa commissione ha condotto. Cos come non tiene conto di tutte le inequivocabili argomentazioni portate dai pi alti gradi della Marina militare, della Guardia costiera e della Guardia di finanza, che smentiscono definitivamente la Grande Menzogna sul soccorso in mare.
Nel documento della commissione si parla insistentemente di unattivit disordinata che rende necessaria una razionalizzazione della presenza delle Ong e un coordinamento permanente curato dalla Guardia costiera. Ma, guarda un po, tutte, proprio tutte le autorit militari hanno confermato che esattamente quanto gi ora succede e hanno negato che la presenza delle imbarcazioni delle Ong abbia mai intralciato le operazioni delle missioni militari. La Guardia costiera, poi, ha ribadito di avere il pieno controllo di quanto avviene nelle operazioni Sar (Ricerca e Salvataggio) svolte da ciascuna imbarcazione. Ma tutto ci, in realt, porta la commissione ad auspicare la riduzione delle relative imbarcazioni nellarea, peraltro dalle caratteristiche tecniche molto variegate. Ecco, dunque, il vero obiettivo. Bisogna fermare le Ong perch offrono soccorso ai migranti in pericolo, mettono loro a disposizione corridoi umanitari cosa che in nessun modo pu ritenersi consentita dal diritto interno e internazionale, n peraltro desiderabile. Desiderabile?!
Ancora, si chiede alle Ong di conformarsi ad obblighi e requisiti che le abilitino allo svolgimento di tali compiti, con forme di accreditamento e certificazione che escludano alla radice ogni sospetto di scarsa trasparenza organizzativa e operativa: ci al fine di rendere pubbliche nel dettaglio le proprie fonti di finanziamento, oltre che i profili e gli interessi dei propri dirigenti e degli equipaggi. Si chiede quindi alle Ong di provare la liceit dei finanziamenti ricevuti perch sospetti di scarsa trasparenza senza che siano emersi elementi in merito nel corso delle audizioni e nonostante il procuratore di Trapani abbia smentito recisamente lesistenza di qualsiasi forma di finanziamento da parte dei trafficanti. Viene cos totalmente trascurato il fatto che le Ong sono gi ora regolate da norme precise; e obbligate, attraverso lo strumento del bilancio, a rendicontare il totale delle donazioni ricevute e limpiego di esse; e che non si pu pretendere la pubblicit sulle donazioni, per rispetto della privacy di chi le compie. Spetterebbe semmai allautorit giudiziaria, in caso di indagine, avere accesso a questo tipo di informazioni.
Si punta poi alla piena collaborazione con le autorit libiche nelle operazioni Sar in modo che riportino sulle proprie coste i migranti salvati. Si dimentica che, in mancanza di unautorit statale riconosciuta a tutti i livelli, la guardia costiera libica non sia in grado di assicurare il controllo delle coste e abbia una capacit dazione limitatissima, come prova lalto numero di morti che non si potuto evitare nei giorni scorsi. I superstiti potrebbero cos sbarcare non pi in Italia ma, in territorio libico, tunisino e maltese, sotto legida dellOnu, dellUnhcr e dellOim. Verrebbe ribaltato, di conseguenza, nel caso della Libia e, in parte, della Tunisia, il concetto stesso di Paese sicuro come definito dalle convenzioni internazionali. Quasi che non fossero sufficienti i racconti terribili delle crudelt che, da anni, riportano i profughi, una volta condotti in salvo. A leggere bene tra le righe, emerge chiaramente la volont di lanciare un messaggio preciso: non ci sono prove per condannare le Ong ma di fronte ai sospetti non possiamo non prendere misure nei loro confronti: salvando vite umane, non fanno altro che aumentare il numero di persone da accogliere e proteggere nel nostro Paese.