Pubblicato in 2016, Le notizie del portale a buon diritto il 08 mar, 2016
Caso Regeni, richiamare l'ambasciatore? È il minimo
Huffington Post del 2 marzo 2016
di Luigi Manconi
La più recente pagina, quella scritta ieri sulla tragedia dell'assassinio di Giulio Regeni è, forse, la più oltraggiosa. Dopo che un medico legale egiziano aveva affermato che il ricercatore italiano sarebbe stato sequestrato per giorni e giorni, subendo reiterate e metodiche torture, secondo una precisa scansione temporale, la procura del Cairo si è affrettata a smentire brutalmente tutto.
Si tratta di un comportamento ormai intollerabile che ridà attualità e forza a quanto detto qualche giorno fa da Pierferdinando Casini. Il presidente della Commissione Esteri del Senato ha dichiarato: "Se non arrivano risposte vere, va richiamato in Italia il nostro ambasciatore al Cairo". È una proposta più che ragionevoli perché, dietro la vicenda della morte di Giulio Regeni, si configura una questione che non è esagerato definire di "sovranità nazionale" e, infatti, il rispetto della nostra autorità come Stato sovrano è strettamente correlato, e non può essere altrimenti, al rispetto di tutti i cittadini del nostro Paese, e della loro integrità fisica, quando si trovino nel territorio e sotto la giurisdizione di uno Stato che si vuole "amico". Così non è stato nel caso di Giulio Regeni ma - ciò che è più grave - nulla viene fatto per risarcire quella inaudita ingiustizia e, al contrario, tutto si fa per riprodurla e perpetuarla. E questo richiede decisioni all'altezza di un conflitto così drammatico.
A distanza di oltre un mese dal rapimento di Giulio Regeni, infatti, le autorità egiziane sembrano intenzionate a rimanere ferme su una posizione che nega ogni evidenza e ogni senso di realtà. Si ostinano, così, a riproporre - pur nel vorticoso mutamento delle successive versioni - l'ipotesi che vorrebbe Regeni vittima di un "incidente". Non a caso, è stato questo il termine utilizzato dall'ambasciatore egiziano a Roma, nel corso dell'incontro, avvenuto giovedì scorso, con alcuni parlamentari e con il legale della famiglia, l'avvocato Alessandra Ballerini. Lo scarto tra le circostanze di fatto, le testimonianze, i particolari acquisiti e le risibili interpretazioni che ne offrono le autorità egiziane è talmente ampio da risultare irrimediabilmente scandaloso. Mentre i periti italiani (ma ora anche quelli egiziani) parlano di "torturatori professionisti", gli investigatori egiziani insistono nella tesi di una "vicenda privata" quale causa della morte. Di fronte a tutto ciò, richiamare l'ambasciatore italiano al Cairo, è il minimo. E può essere la sola mossa capace di scuotere l'inerzia interessata del regime egiziano e di rendere evidente il deterioramento delle relazioni tra i due paesi. Si tratterebbe di una decisione che oggi nessuno potrebbe trovare eccessiva.
E, poi, un'altra condizione: la piena libertà di accesso a tutta, ma proprio tutta, la documentazione relativa alla morte di Giulio Regeni, finora acquisita e in qualche modo occultata dalle autorità giudiziarie e di polizia egiziane. Ovvero testimonianze, interrogatori, intercettazioni, perizie e risultati delle indagini. Ma anche per questo forse è già troppo tardi. Ora servono azioni tempestive e iniziative drastiche. Ancora, dunque, richiamare l'ambasciatore italiano in Egitto e pretendere dall'ambasciatore egiziano in Italia un atteggiamento di cooperazione che finora non c'è stato in alcun modo. Da qui l'opportunità che stiamo considerando in queste ore di convocare l'ambasciatore egiziano a riferire davanti alla commissione diritti umani del Senato della quale sono il presidente. Altrimenti non resterà che riconoscere che le ordinarie relazioni diplomatiche con l'Egitto sono gravemente compromesse.
E questo chiama in causa un altro fattore: quello dei rapporti economici e commerciali tra Egitto e Italia. Contrariamente a ciò che si crede, e a ciò che si teme, quest'ultimo non è, e non può essere un elemento di debolezza per l'Italia, ma il suo contrario. Nei rapporti economici tra l'Italia e l'Egitto siamo noi il soggetto forte e se, dunque, è interesse di entrambi i partner garantire la continuità di questo tipo di relazioni, nel caso attuale è il nostro paese a poter e dover utilizzare tutte le risorse capaci di esercitare una adeguata pressione nei confronti dell'Egitto, anche attraverso un'azione concertata con i principali investitori italiani in quel Paese. Chi ha orecchi per intendere intenda.