Pubblicato in 2015, Le notizie del portale a buon diritto il 02 ott, 2015
A Bolzano, la frontiera d'Europa
L'Huffington Post, 02-10-2015
Luigi Manconi
Il 3 ottobre del 2013 morivano al largo dell'isola di Lampedusa 366 persone. È stato il primo naufragio di grandi dimensioni avvenuto su quel tratto di mare in cui si stima avessero già perso la vita, nel quarto di secolo precedente, 20 mila migranti. E solo nel 2015 le vittime sono state 3mila.
Quell'immane tragedia sembra aver reso partecipi, finalmente, l'Italia e l'Europa del dramma di milioni di persone in fuga dalle loro terre, devastate da catastrofi umanitarie e ambientali, guerre ed economie al collasso. Per quanto alto sia il costo in vite umane dei viaggi affrontati dai profughi, e per quanto forte sia stata l'ostilità manifestata dai paesi di transito, la loro condizione di spossessamento è tale che niente può distoglierli dall'ultima speranza che questo viaggio rappresenta.
In questo contesto, l'Italia continua a essere per molti un paese di passaggio, da attraversare con lo scopo di raggiungere il nord dell'Europa. Dalle coste siciliane fino a Roma e da lì a Ventimiglia o al Brennero. Uno dei territori italiani più interessati dal transito è quello di Bolzano. Dal 1 gennaio a oggi, secondo l'associazione Volontarius, 21 mila migranti sono passati da lì, tra i 100 e i 150 ogni giorno.
Alla stazione di Bolzano i profughi provenienti da Roma, e ancor prima dalle coste dove avvengono gli sbarchi, cambiano il treno che li porterà oltre il confine, verso l'Austria e poi il Nord Europa. Un viaggio pieno di ostacoli: dai controlli da parte delle forze di polizia fino ai respingimenti ai confini. Più di una volta, infatti, Germania e Austria hanno chiuso le frontiere, per evitare che il flusso di profughi proveniente dall'Italia si sommasse a quello dai Balcani.
Sabato 3 ottobre, nelle officine FS della stazione di Bolzano, ricorderemo l'anniversario del naufragio del 2013 attraverso le voci di quanti, volontari, politici, artisti, vogliono confrontarsi su un tema così cruciale del nostro tempo. Da quella stazione di una città "di frontiera" vogliamo presentare quattro proposte estremamente concrete e pienamente realizzabili, che consentirebbero all'Italia di svolgere un ruolo da protagonista in Europa.
Interventi immediati, possibili anche nel contesto dei trattati vigenti. Il regolamento di Dublino, che ha gravato finora come una camicia di forza, va utilizzato in maniera più duttile, come premessa del suo superamento. Certo, tutto questo dovrà essere l'esito di decisioni che solo la politica, quella nazionale e quella europea, è in grado di prendere.
Nel frattempo si potrà comunque fare affidamento sugli strumenti che lo stesso regolamento offre e applicando alcune clausole già contemplate. Penso, ad esempio alla clausola di sovranità, alla quale già si è appellata la Germania, o al principio di unità familiare, attraverso l'utilizzo - il più generoso possibile - del dispositivo dei ricongiungimenti. Va quindi riconsiderata sostanzialmente la procedura di individuazione dello Stato membro competente per l'esame della domanda di protezione. Una volta decretate le quote adeguate di ripartizione, è fondamentale elaborare su base europea un sistema del diritto d'asilo e di accoglienza unitario. Così si potrebbe diminuire sensibilmente il numero di movimenti irregolari all'interno del territorio europeo.
Allo stesso modo, è importante affrontare l'addensamento dei flussi che si verifica in alcune zone, come il confine austriaco. In questo senso è importante mettere in atto una strategia a livello europeo di anticipazione/avvicinamento della richiesta di protezione internazionale nei paesi di transito (come la Giordania, il Libano, l'Egitto e il Maghreb). Qui, va istituito - quando possibile - un sistema di presidi assicurato dalla rete diplomatico-consolare dei paesi europei e dal servizio di Azione esterna dell'Unione (EAS), insieme a UNHCR e alle altre organizzazioni umanitarie internazionali.
Qui i profughi verrebbero accolti temporaneamente per poi essere trasferiti con mezzi legali e sicuri in Europa, nello stato membro cui chiederanno asilo, secondo quote adeguate di accoglienza per ciascuno Stato. Vanno inoltre attuate e consolidate in tempi brevi le iniziative di cooperazione con i paesi di transito dei flussi, interni ed esterni al territorio Europeo. Infine, va facilitata la possibilità di accesso regolare per motivi di studio, lavoro e famiglia, cosicché si possa affrontare alla radice l'attuale situazione di irregolarità, precarietà e sfruttamento derivante dalla difficoltà di ottenimento dei visti.
Di questo parleremo alla stazione di Bolzano. Si ritroveranno rappresentanti delle istituzioni, associazioni di volontariato e la portavoce dell'agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati. E ascolteremo le voci e i suoni di: Paolo Fresu e Moni Ovadia, Maurizio Maggiani e Paolo Rossi, i Tetes de Bois e il coro Ardadioungo.