Pubblicato in 2014, Le notizie del portale a buon diritto il 24 ott, 2014

Cittadinanza questione morale

Cittadinanza questione morale | A Buon Diritto Onlus

L’Unità 4 aprile 2012
Luigi Manconi
Esistono ancora idee e valori capaci di distinguere nitidamente tra conservazione e progresso, tra posizioni reazionarie e posizioni riformiste e – in buona sostanza – tra destra e sinistra? Il mondo è cambiato dalle fondamenta, le ideologie si sono sgretolate e le appartenenze via via deperiscono e, soprattutto, le fratture sociali seguono percorsi nuovi e imprevedibili. Eppure. Eppure resistono contraddizioni e conflitti che, tuttora, consentono di aggregare movimenti e di mobilitare energie e passioni intorno alla tutela dei diritti fondamentali della persona e della sua dignità. Contraddizioni vecchie e nuove e conflitti antichi e moderni.


Quando questo è il terreno di confronto, scegliere diventa più agevole e, talvolta, ineludibile. Consideriamo le due frasi seguenti: “Cittadinanza ai figli di stranieri nati in Italia? E’ senza senso” e poi: “Senza il reato di immigrazione clandestina, l’Italia diventerà la cloaca d’Europa”. La prima di queste citazioni è di Beppe Grillo e nessuno se ne stupirà. La seconda è, in apparenza, di più difficile attribuzione: ma se ci pensate un attimo, la prosa preziosa, la selezione sofisticata dei termini, l’inesorabile sequenza logica denunciano che l’autore non può essere altri che Antonio Di Pietro. Si tratta di due affermazioni che vale la pena memorizzare in queste ore: intanto perché ieri, davanti a Montecitorio, il Forum immigrazione ha tenuto una manifestazione in vista del dibattito parlamentare sulla riforma della cittadinanza; e poi perché questo obiettivo (una nuova normativa sulla cittadinanza) è stato indicato dal segretario del Pd come il primo punto del programma di governo del centrosinistra per la prossima legislatura. E c’è una terza ragione. Qualche giorno fa, il Corriere della Sera, riprendendo le parole di Massimo D’Alema, chiede a Nichi Vendola, “quali valori di sinistra” veda in Di Pietro.

Il leader di Sel risponde ribaltando la critica su chi lo contesta, accusato di votare “insieme al Pdl lo sfregio dell’art. 18 dello statuto dei lavoratori” e altre simili nequizie. La replica è abile e, tuttavia, Vendola sorvola su quali siano “i valori di sinistra” di Di Pietro. (Di Beppe Grillo, ovviamente è meglio tacere). Non si tratta di una polemica futile. Tutt’altro. E qui soccorre il tema della cittadinanza. Quest’ultimo e, in generale, la questione relativa a migranti e profughi, così come altri temi incandescenti e controversi (dal mercato del lavoro alle garanzie del sistema penale, dall’autodeterminazione del paziente ai diritti delle minoranze sessuali) costituiscono un test cruciale. Non solo per agitare “le belle bandiere”, ma anche per disegnare i tratti concreti di una organizzazione sociale più equa e più libera. Si tratta di problematiche fortemente politiche, destinate a tradursi in norme e misure conseguenti, a contribuire a produrre mutamenti sociali e cambi di mentalità, a influire sulla qualità della vita di tutti. E sono, allo stesso tempo, opzioni morali, in quanto hanno strettamente a che fare con la nostra idea di bene collettivo e di società giusta.

Per questo il tema della cittadinanza ha già oggi, ed è destinato ad assumere sempre più, il valore di una grande questione pubblica ad alta intensità etica. Perché dà a un termine fin troppo abusato, quale inclusione, il senso così concreto di processi sociali che riguardano uomini e donne e bambini e il loro stesso destino. Perché allude a cosa siano i diritti fondamentali della persona in un contesto geo-politico che non è più quello angusto e discriminatorio degli antichi stati nazionali. Perché, infine, rimanda a una possibile idea, faticosa e ancora tutta da costruire di “cittadinanza umana” capace di accogliere e di elaborare, in senso profondamente innovativo, il meglio di quanto è stato prodotto dalle culture più fertili della storia europea: il cattolicesimo sociale, il riformismo del movimento operaio, la tradizione radicale, liberale e libertaria, il pensiero ecologista. A fronte di questo c’è quella frase di Antonio Di Pietro prima ricordata: “Senza il reato di immigrazione clandestina, l’Italia diventerà la cloaca d’Europa”. Come sempre, la scelta del vocabolario è fattore qualificante e dirimente: quella “cloaca d’Europa” è, inequivocabilmente, linguaggio fascistoide; o, se preferite, immorale. Un impasto di corruzione intellettuale e di quella devianza comportamentale, non esclusiva delle fasce adolescenziali, che è la coprolalia.