Quando l'abbiamo conosciuta Hasiba, donna rom bosniaca, viveva da qualche mese insieme al marito e ai tre figli in un camper lungo la strada che costeggia il Tevere, dopo che il campo dove vivevano, il Camping River a Labaro, era stato sgomberato.
Hasiba aveva un permesso di soggiorno per motivi umanitari ottenuto a seguito della presentazione della domanda di asilo e quando si è rivolta al nostro sportello aveva presentato domanda di rinnovo alla Questura di Roma ma le era stato notificato un rigetto in applicazione del decreto sicurezza voluto dall'ex ministro dell’Interno Matteo Salvini.
Hasiba non aveva i requisiti per chiedere la conversione in permesso per lavoro – come previsto dalle nuove norme – né quelli per il riconoscimento della protezione speciale.
Tuttavia, qualche settimana prima, la Cassazione aveva chiarito che le norme introdotte dal decreto sicurezza non possono essere applicate ai permessi di soggiorno scaduti prima dell’entrata in vigore del decreto, come era il caso di Hasiba. Uno degli avvocati del nostro sportello ha quindi presentato ricorso al Tribunale di Roma e qualche mese più tardi il giudice ha ordinato alla Questura di Roma di rilasciare ad Hasiba il permesso di soggiorno per casi speciali (ex motivi umanitari).
Purtroppo senza il supporto di un avvocato e di un'associazione Hasiba avrebbe perso il permesso di soggiorno e questo avrebbe senza dubbio aggravato la condizione di emarginazione del suo nucleo familiare.
Non possiamo non pensare a tutte quelle persone che non hanno modo di incontrare un'associazione o uno studio legale che le tuteli e subendo un abuso non possono e non riescono a reagirvi. E tutto ciò non è accettabile.