Pubblicato in 2015, Le notizie del portale a buon diritto il 23 ott, 2015
Manconi: Il valore morale delle unioni civili
L'Unità, 23 ottobre 2015
Luigi Manconi
Ancora una volta, la discussione pubblica tende pigramente a proporre una rappresentazione alsa e gravemente deformata delle diverse definizioni e, in particolare, delle differenti concezioni di quell'istituto che chiamiamo "unione civile". In altre parole, la controversia in atto sembra alimentare la contrapposizione tra una idea tutta morale e un`idea tutta pragmatica di quella forma di convivenza. Accade così che un`ispirazione etica sembra connotare, in via esclusiva, la posizione che esprime dubbi e perplessità o, comunque, prudenza nell`accettare quell`istituto e nell`imporgli limiti e vincoli. All`opposto, l`opzione più favorevole alle unioni civili viene raffigurata in genere come empirica e avaloriale, interamente finalizzata alla tutela di interessi: ovvero i diritti economici, sociali, assistenziali, previdenziali e patrimoniali dei partner. Ma le cose non stanno affatto così.
Ritengo che la "domanda di matrimonio" - che, ovviamente, non riguarda tutti gli omosessuali e non riguarda tutte le coppie omosessuali - esprima un bisogno di riconoscimento anche giuridico - oltre che di pari condizione - di pari dignità. Il che corrisponde a un`istanza che non può non definirsi morale. Ed è tale perché, in un numero rilevante di casi si fonda su categorie come reciprocità, condivisione di valori e fini, mutuo sostegno, desiderio di stabilità e di comune destino. Come collocare questi connotati, e il progetto di unione cui danno origine, all`interno di una prospettiva morale? Il presupposto è che - lo dico sinteticamente - la crisi della morale di maggioranza - una sorta di senso comune coincidente con una elementare precettistica di derivazione confessionale - non ha prodotto - come prevedevano gli apocalittici del cattolicesimo integralista e quelli del nichilismo agnostico - il deserto etico. Ovvero, una amoralità omnipervasiva che avrebbe tradotto il relativismo etico in atrofia dei valori, di qualsiasi valore e che avrebbe determinato il trionfo dell`edonismo, del consumismo e del materialismo della merce e del denaro. Un paesaggio desolatamente nichilista. Niente affatto. La crisi della morale di maggioranza non ha prodotto un vuoto di senso e di valori, bensì un pieno di significati e di codici. Dunque non un deficit di morale, ma molte morali.
Se è chiaro che, oggi, non disponiamo di un corpus compatto e coerente di valori alternativi, è altrettanto evidente che disponiamo di codici morali che potremmo definire "incerti". Ossia, in via di elaborazione e di sperimentazione. Ma di codici morali comunque si tratta: Codici ancora parziali e approssimativi, che non aspirano all`egemonia, ma che tuttavia reclamano spazio e tutela. Cosa comporta tutto ciò? Comporta che la domanda di normative per le unioni civili e per il matrimonio omosessuale, alla quale tanti ciníconí replicano: «ormai gli unici a volere il matrimonio sono i gay"», merita invece una risposta seria e adeguata. Una risposta che, come si è detto, consideri l`istanza morale contenuta nell`aspirazione al riconoscimento dell`unione tra persone dello stesso sesso. E, infatti, il matrimonio gay viene richiesto da quanti coltivano un progetto di vita e una reciprocità piena di relazioni, e collocano tutto questo all`interno di un sistema di valori. Il nodo sta qui.
E dunque, proprio dove gli avversari di quelle soluzioni normative vedono il disordine, la trasgressione, la rottura di un modello rassicurante e solo questo, si può scorgere anche altro. E questo altro non va mortificato ma - al contrario - va riconosciuto e valorizzato. È un ragionamento che, va da sé, non riguarda tutti: un omosessuale, diciamo così, libertino - esattamente come un eterosessuale libertino - non richiederà il matrimonio, bensì la parità di diritti. Quando ho presentato la prima proposta di legge sulle unioni civili, nel 1995, la situazione era totalmente diversa. Oggi, le cosiddette "famiglie arcobaleno" rappresentano una realtà circoscritta, ma in crescita. Una realtà, certamente complicata e contraddittoria, ma non troppo diversamente da come lo sono altri modelli di convivenza. Insomma, le possibili difficoltà di crescere in una famiglia con due genitori dello stesso sesso, non vanno negate a priori o rimosse con superficialità, ma sono, come dire, gli effetti inevitabili di un mondo che cambia profondamente e rapidamente. Attrezziamoci, con molta scienza e molto amore, per affrontarli, quei mutamenti. Anche perché, in termini antropologici, la categoria di "naturalità" - chiedo scusa per la sintesi forzatamente grossolana - sta conoscendo la crisi irreversibile dei suoi presupposti e dei suoi fondamenti.
fonte immagine: ilfattoquotidiano.it