Pubblicato in 2015, Le notizie del portale a buon diritto il 28 mag, 2015
Abolire il carcere: non chiamatela provocazione
Adnkronos, 24-05-2015
“Abolire il carcere”. Il titolo dell’ultimo libro di Luigi Manconi (Pd), presidente della Commissione Diritti umani del Senato, non è una provocazione, come potrebbe sembrare a prima vista, ma una “ragionevole proposta per la sicurezza dei cittadini”. Perché la prigione priva della dignità i detenuti e, lungi dal rieducarli come auspica la Costituzione, finisce spesso per diventare una sorta di università del crimine, mettendo a contatto chi ha rubato al supermercato con gli autori dei crimini più efferati. Così oltre il 68% di chi esce dal carcere si ritroverà dietro le sbarre entro i sette anni successivi, mentre la percentuale di recidivi di chi ha scontato o finito di scontare la pena con un affidamento in prova ai servizi sociali è di circa il 20%.
Scritto assieme a Stefano Anastasia, Valentina Calderone e Federica Resta, con una postfazione di Gustavo Zagrebelski, il libro vuole spiegare che pene alternative al carcere sono possibili e forse anche più efficaci per tutelare la società. E del resto, se in Italia l’82,6% dei condannati sconta la pena in carcere, in Gran Bretagna e Francia la percentuale cala al 24%. Un preciso decalogo mostra la strada di questo percorso che amplia la tipologia delle sanzioni, rendendo quelle detentive davvero l’extrema ratio.
Si può infatti pensare a sanzioni a carattere interdittivo (per esempio revoca della patente, divieto di emettere assegni o utilizzare carte di credito), pene pecuniarie (anche da versare in quote periodiche in modo da modulare la sanzione sulle condizioni economiche del reo, confisca di beni), sanzioni civili con l’eventuale impegno ad eliminare o attenuare le conseguenze del reato, sanzioni a carattere prescrittivo (limitazione della libertà di movimento, lavori di pubblica utilità, svolgimento di un programma terapeutico, riparazione del danno compiuto).
La detenzione rimarrebbe solo per i “delitti più gravi, da eseguirsi presso il domicilio del condannato o presso luoghi appositi di dimora sociale, limitando il carcere ai soli casi nei quali le esigenze di difesa sociale non siano altrimenti tutelabili”.
Oggi, fatti i conti delle spese dell’intero sistema carcerario, ogni detenuto costa in media 125 euro al giorno. Forse è tempo di chiedersi, se sono soldi ben spesi per la collettività. Se l’attuale carcere, fatto di sovraffollamento, soprusi, privazione della dignità, anche percosse, sia veramente il sistema migliore per tutelare la sicurezza dei cittadini, anche di chi non andrà mai in carcere. La tentazione del “chiudiamolo dentro e buttiamo la chiave è comprensibilmente umana”, nota il libro, ma forse è anche vero che “la maggior parte degli italiani non ha nemmeno la più lontana idea di cosa sia una prigione”. “Abolire il carcere” è un invito a osare un pensiero diverso.
E forse non è così difficile farlo, come prova l’esempio di Belen . E’ stata lei, malgrado non abbia fatto studi giuridici, “a esprimere le considerazioni più pertinenti “ sulla condanna a 13 mesi di carcere di Fabrizio Corona, afferma Manconi. “Secondo me la condanna che dovevano dargli è una grandissima multa salata e basta - ha detto Maria Belen Rodriguez ad un settimanale - lui è in galera perché ha una malattia per i soldi”.