Pubblicato in 2022, Le notizie del portale a buon diritto il 10 giu, 2022
Perché abolire il carcere così come lo conosciamo
Il carcere così com'è non funziona: il 68% di chi è stato in carcere, una volta uscito, torna a commettere reati. Al contrario, solo il 20% di coloro che accedono a misure alternative al carcere torna a compiere un reato.
Le pene alternative alla cella sono preferite in molte parti d’Europa: mentre in Italia il 55% dei condannati sconta la pena in carcere, in Germania è solo il 28%, in Francia il 30% e in Inghilterra e in Galles il 36%.
Si tratta poi di una questione di diritti e di dignità della persona: le circa 55.000 persone attualmente detenute nelle prigioni italiane vivono mediamente in circa tre metri quadrati a testa. I suicidi tra i detenuti sono in media 17-18 volte maggiori di quelli tra le persone in libertà. Anche i suicidi dei poliziotti penitenziari sono superiori alla media nazionale.
La Costituzione italiana stabilisce chiaramente che “le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”. Eppure nelle carceri troppo spesso quel senso di umanità non viene garantita. Il carcere dovrebbe avere una funzione rieducativa. L'approccio italiano - e non solo - è troppo spesso invece vendicativo e repressivo.
Le persone che si trovano in carcere appartengono soprattutto a tre categorie: persone povere, persone straniere e persone che presentano alcuni problemi di salute e di salute mentale. Troppo spesso il carcere è il luogo dove vengono relegate le persone che la società non vuole vedere.
Di questo e di molto altro parla il libro Abolire il carcere di Luigi Manconi, Valentina Calderone, Federica Resta e Stefano Anastasìa Giagni, appena ristampato e aggiornato.
Lo abbiamo presentato il 10 giugno alle ore 18.30 a Roma, nella bellissima cornice di Arpj Tetto.