Pubblicato in 2022, Le notizie del portale a buon diritto il 10 mag, 2023
Madri fuori. Dallo stigma e dal carcere, con i loro bambini e bambine
Nel corso di un dibattito parlamentare finalizzato al superamento dell’ingiustizia dei “bambini dietro le sbarre", il senatore di Fratelli d’Italia Cirielli ha avanzato l’idea che a tutte le donne condannate con sentenza definitiva venga tolta la cosiddetta “patria potestà”, cioè la responsabilità genitoriale.
Sulla scia della presa di posizione del senatore si sono sentite dichiarazioni dagli accenti razzisti e neo-lombrosiani, che ben fanno comprendere la strada che il governo intende seguire sulle pene, sulla tortura, sul carcere.
Per opporsi a queste dichiarazioni e a questo tipo di politiche Società della Ragione Onlus ha lanciato una campagna di sensibilizzazione per la dignità e i diritti delle donne condannate, dei loro figli e delle loro figlie.
La campagna ha come culmine il giorno della Festa della Mamma, domenica 14 maggio, da dedicare alle MADRI FUORI: dallo stigma e dal carcere, con i loro bambini e bambine.
La richiesta a parlamentari e consigliere e consiglieri regionali, così come ai garanti e alle garanti delle persone private della libertà, è di recarsi in carcere il 14 maggio per incontrare le donne detenute, offrire solidarietà, prendere impegni per sostenere il loro diritto a coltivare gli affetti, a mantenere i rapporti coi figli.
La campagna, a cui abbiamo aderito insieme a tante altre organizzazioni, non si esaurisce il 14 maggio, ma va avanti a chiedere maggiori diritti per le madri in carcere e i loro figli e figlie.
Qui di seguito l'appello lanciato da Società della Ragione:
Sono colpevole di reati..ma io i miei bambini li ho sempre curati, mandati a scuola, tenuti bene...
(Donna detenuta, Pisa)
Non ci reputano capaci di occuparci dei nostri figli solo perché abbiamo agito fuori dalla legge. Vogliono toglierci i figli che sono l’unica speranza per un futuro diverso.
(Donna detenuta, Lecce)
Si discute in Parlamento di come lasciare definitivamente alle spalle lo scandalo dei bambini che crescono in carcere insieme alle madri, nonostante siano condannate perlopiù per reati minori.
E invece, proprio in quella sede, il senatore Cirielli (Fdl) ha annunciato una iniziativa legislativa per togliere la responsabilità genitoriale alle donne condannate in via definitiva. Sarebbero “madri indegne”, “madri degeneri”, questa la motivazione. Che intanto rimangano in carcere, insieme ai loro figli. E se sono recidive o “pericolose”, che vadano in carcere senza figli.
Il rilancio ideologico della “cattiva madre” poggia sull’archetipo patriarcale della donna “doppiamente colpevole”: infrangendo la legge, queste donne hanno “tradito” la “natura femminile”, sono venute meno alla “missione” di madre. L’icona della “missione materna”, pilastro dell’assoggettamento storico femminile, è ormai stata smascherata dalle donne stesse e ha perciò poco corso nella società “fuori”. Ma “dentro” (le mura del carcere), il vento di libertà fatica a entrare. Per chi, come il senatore Cirielli, ha in mente una società disciplinata sulla base dell’esclusione di molti uomini e di molte donne ritenuti “indegni” (per sesso, razza, e altre “anomalie” sociali), partire dal carcere e dalle donne detenute si presenta come la via più facile per un ambizioso progetto di restaurazione.
L’aggressione ai diritti delle madri detenute è rivolta a tutte le donne; a sua volta è la punta di diamante contro l’idea di pena finalizzata al reinserimento sociale (secondo Costituzione); in ultimo è un attacco a un’idea di società inclusiva, tollerante, rispettosa e accogliente delle differenze.
Sono le parole sopra riportate di alcune detenute la risposta più chiara a chi vorrebbe negarle come madri. Con semplicità ci parlano di come la “doppia colpa” pesi su di loro come doppia e ingiusta pena. Con dignità e profondità di pensiero respingono gli stereotipi.
Amplifichiamo la loro voce e partecipiamo alla Festa della Mamma per sostenerle, dando un nuovo significato, fuori dalla retorica, a questa festa: perché sia un giorno dedicato alla libertà femminile, alla responsabilità di tutte e tutti, alla solidarietà sociale.