Pubblicato in 2021, Le notizie del portale a buon diritto il 08 set, 2021
Intervenire con urgenza per garantire il diritto d’asilo alle persone in fuga dall’Afghanistan
La situazione politica in Afghanistan, dopo la definitiva partenza dei contingenti militari americani e alleati, resta estremamente tesa e in continua evoluzione. Già nei primi sei mesi del 2021 è apparso chiaro l’impatto terribile dell’escalation di violenza sulla popolazione civile, con oltre 1600 civili uccisi e più di 3500 feriti, larghissima parte dei quali sono donne, ragazze e bambini.
Il deterioramento della situazione nelle ultime settimane ha ulteriormente aggravato il quadro, con decine di migliaia di persone costrette ad abbandonare le loro case e ad aggiungersi ai più di 5 milioni di sfollati interni già presenti nel paese fino ai tragici tentativi di evacuazione di civili dall’aeroporto di Kabul, che se hanno consentito di mettere in salvo migliaia di persone, ne hanno purtroppo lasciate indietro molte di più. La popolazione civile continuerà ad essere esposta al rischio di violenza, peraltro in quadro economico disastroso dove quasi 11 milioni di cittadini afghani vivevano in uno stato di emergenza o grave crisi alimentare già prima degli accadimenti delle ultime settimane.
In questo contesto l’UE, i suoi Paesi membri e l’Italia, che hanno una significativa parte di responsabilità in quanto sta avvenendo, devono mettere in campo iniziative all’altezza della tragedia che si svolge davanti ai nostri occhi.
Fino ad oggi la quasi totalità dei profughi, rifugiati e sfollati prodotti dalla guerra in Afghanistan, ha trovato accoglienza nei Paesi limitrofi (soprattutto Pakistan e Iran); nell’UE negli ultimi dieci anni sono state presentate invece meno di 700.000 richieste di asilo. A fronte di questo, appaiono inaccettabili le conclusioni del Consiglio UE dei Ministri degli Interni, tenutosi il 31 agosto scorso, che escludono un impegno degli Stati Membri ad accogliere i cittadini afghani in fuga, scaricando gli oneri sui paesi limitrofi e ribadendo l’obiettivo prioritario della protezione dei confini esterni dagli ingressi non autorizzati.
Occorre invece intervenire tramite la realizzazione di un ampio programma di trasferimenti e ricollocamenti dei cittadini afgani da attuarsi anche dai paesi di transito, tramite un’iniziativa che garantisca l’equilibrio degli sforzi tra gli Stati membri, in attuazione dell’art. 78 paragrafo 3 del TFUE e del principio di solidarietà ed equa ripartizione delle responsabilità sancito dall’art. 80 dello stesso TFUE.
I Paesi in cui molti cittadini afghani che tentano di raggiungere l'Unione si trovano bloccati, come la Turchia e i Paesi non UE dell’area balcanica, non possono essere considerati paesi sicuri per quanto riguarda l’accesso al diritto di asilo e a un livello adeguato di protezione.
Deve essere escluso ogni accordo finalizzato a effettuare i rimpatri di cittadini afghani in questi Paesi, oltre che ovviamente nel loro Paese di origine.
Si tratta dunque di realizzare un intervento straordinario che consenta alla minoranza di persone che sceglieranno di non restare nei Paesi confinanti di viaggiare in sicurezza e legalmente.
Qui tutte le proposte del Tavolo Asilo e Immigrazione, presentate l'8 settembre in una conferenza stampa presso la Federazione Nazionale della Stampa Italiana.
Per il Tavolo Asilo nazionale: A Buon Diritto, ACLI, Action Aid, Amnesty International Italia, ARCI, Asgi, Caritas Italiana, Centro Astalli, CGIL, CIES, CIR, CNCA, CoNGGI, Comunità Papa Giovanni XXIII, Emergency, Europasilo, Focus- Casa dei Diritti Sociali, Fondazione Migrantes, Intersos, Legambiente, Medici del Mondo Italia, Medici per i Diritti Umani, Movimento Italiani Senza Cittadinanza, Oxfam Italia, Refugees Welcome Italia, Save the Children, Senza Confine. E inoltre AOI, CINI, LINK2007, e GREI250