Pubblicato in 2020, Le notizie del portale a buon diritto il 13 nov, 2020
Il mare dell'umanità
Un articolo di Luigi Manconi su La Repubblica dell'11/11/2020
Luigi Ferrajoli è uno dei più autorevoli filosofi del diritto europei. Ha compiuto ottant’anni lo scorso agosto e ha appena consegnato all’editore Laterza un milione e trecentomila battute (spazi inclusi), equivalenti a oltre 500 dense pagine, dal titolo “La costruzione della democrazia. Teoria del garantismo costituzionale”, in libreria dal febbraio del 2021. Tutto in lui suggerisce mitezza: la sottigliezza del profilo, la voce sempre misurata, la tonalità che, nell’argomentare, trasmette pacatezza. Ma quando, venerdì scorso, durante l’audizione presso la Camera Dei Deputati, ha dovuto valutare le norme del recente Decreto Immigrazione, la voce di Ferrajoli si è fatta dura. A suo avviso, l’articolo che limita o vieta l’accesso, il transito e la sosta delle ONG nel mare italiano, produce “l’abbassamento del senso morale a livello di massa”.
Questo perché, “con la penalizzazione di fatto dei soccorsi in mare”, si determinano due conseguenze. La prima è l’ulteriore indebolimento del già fragile sistema di ricerca e salvataggio nel Mediterraneo, che perpetua le stragi e condanna migranti e profughi alla morte in mare o alla vendetta delle milizie libiche, ai campi di detenzione, alle torture. Risale a poche ore fa la notizia di un naufragio, a 30 miglia a nord di Sabratha, e di numerose vittime. La seconda conseguenza delle norme punitive nei confronti dell’attività di soccorso è che viene messo in discussione, sospeso, talvolta penalizzato, quello che rappresenta un principio irrevocabile di civiltà giuridica: ovvero il mutuo aiuto come diritto-dovere, che fonda il legame sociale e segna il passaggio da individuo isolato a membro della comunità. In altre parole, il diritto al soccorso come prima espressione di quel diritto alla vita sul quale poggia l’intero sistema dei diritti fondamentali. Sono queste le considerazioni che hanno indotto le ONG del Mediterraneo - Sea-Watch, Open Arms, Medici Senza Frontiere, Mediterranea, SOS Méditerranée, Emergency, ResQ - a promuovere il Comitato per il diritto al soccorso, chiamato a svolgere una funzione di “tutela morale” delle attività di salvataggio e di difesa giuridica delle sue buone ragioni.
La scorsa settimana il Tribunale di Ragusa ha emesso una sentenza di non luogo a procedere nei confronti di Open Arms per i fatti del marzo 2018 (salvataggio di 218 persone). Questa è solo l’ultima delle pronunce della giustizia italiana favorevoli alle ONG, al termine di una ininterrotta sequenza di azioni giudiziarie, conclusesi tutte senza una sola richiesta di rinvio a giudizio. E, tuttavia, l’ostilità verso le ONG si è manifestata attraverso una serie di provvedimenti da parte delle autorità italiane, spesso in collaborazione con altri stati membri UE e con le istituzioni europee. Ancora: le pressioni di parte italiana nei confronti di stati terzi per richiedere il ritiro della bandiera alle navi di soccorso; l'introduzione del divieto di accesso alle acque territoriali e ai porti italiani per i mezzi delle ONG, con relative sanzioni economiche; il ricorso sproporzionato ad attività di controllo ispettivo e il frequente sequestro delle imbarcazioni (attualmente sono sei quelle sottoposte a fermo amministrativo). E il nuovo Decreto Immigrazione, come si è visto, riproduce numerose criticità.
Ma ciò che più preoccupa è la campagna di delegittimazione in corso da tempo e che rischia di assimilare l’attività di soccorso a un’azione illegale da vietare e sanzionare. Risiede qui la ragione di questo Comitato composto da Vittorio Alessandro, Francesca De Vittor, Luigi Ferrajoli, Paola Gaeta, Federica Resta, Armando Spataro, Sandro Veronesi, Vladimiro Zagrebelsky e chi scrive. Un organismo, una “lobby democratica”, che vuole contribuire a formare nell’opinione pubblica un costante orientamento di sostegno all’attività di salvataggio. Un orientamento che solleciti il ripristino di un efficace sistema istituzionale di ricerca e soccorso. Altra finalità del Comitato è quella di facilitare le relazioni tra le ONG e le istituzioni nazionali, con l'obiettivo di ricostituire condizioni minime di operatività e di collaborazione: sia con le autorità competenti (Ministero dell’Interno e Ministero dei Trasporti), sia con le strutture statuali dell’attività di salvataggio (Guardia Costiera). Infine, appare urgente promuovere una discussione pubblica intorno al tema del diritto al soccorso come principio essenziale di civiltà giuridica e come legge universale, fondata sul diritto del mare e sul diritto internazionale. La posta in gioco è cruciale: impedire che quel diritto irrinunciabile finisca sommerso dalle acque del Mediterraneo e dal nostro silenzio.