Pubblicato in 2018, Le notizie del portale a buon diritto il 22 mar, 2018
Via di Vannina, ennesimo sgombero senza soluzioni
Nella Capitale la primavera si è inaugurata con l’ennesimo sgombero di un immobile occupato da più di un centinaio di uomini e donne, senza offrire a questi ultimi nessun tipo di alternativa alloggiativa. Alle 8:00 di ieri mattina le forze dell’ordine si sono presentate a via di Vannina 78, estrema periferia est di Roma, per liberare un edificio che, per quanto in drammatiche condizioni igienico-sanitarie - da circa due anni offriva riparo a cittadine e cittadini, principalmente di origine africana. La Polizia ha condotto presso l’ufficio immigrazione di via Patini la maggior parte degli occupanti, per procedere alla loro identificazione. Solo una ventina di ragazzi, con regolare permesso di soggiorno, sono rimasti sul luogo e gli è stato concesso di recuperare i propri effetti personali. Secondo quanto riferito dai funzionari di polizia, lo sgombero è stato richiesto dal proprietario dell’immobile, che ha già provveduto a riprendere possesso dell’edificio, attualmente presidiato dalle forze dell’ordine e da sorveglianza privata. Inoltre, sempre secondo quanto riferito dalle forze dell’ordine presenti, il Comune e il IV Municipio erano stati messi al corrente dell’operazione e la Sala operativa sociale (SOS) era presente sin dall’inizio.
Tuttavia, le scriventi associazioni giunte nel corso delle operazioni, hanno potuto constatare che ad un’ora dallo sgombero erano presenti sul luogo solo un blindato dei Carabinieri, alcuni veicoli della Polizia tra cui l’unità cinofila, ma nessun operatore della Sala operativa sociale. Inoltre non è stato possibile verificare le condizioni delle persone trattenute per le procedure di identificazione in Questura, dove peraltro la sala operativa è stata presente solo un tempo estremamente limitato. Le ultime persone trattenute sono state rilasciate a notte fonda e la Sala operativa ha trovato un posto in accoglienza solo per due di loro, un uomo e una donna segnalati per la loro particolare vulnerabilità dagli operatori delle associazioni scriventi. E d’altra parte il Municipio territorialmente competente ha dichiarato di non essere stato precedentemente informato dello sgombero. Già nel giugno 2017 le forze dell’ordine avevano sgomberato il civico 74 e 78 di via di Vannina, allora occupati da circa 300 migranti. Se l’immobile al civico 74 è stato immediatamente sottoposto a sorveglianza privata, l’altro edificio è stato nuovamente occupato, fino a ieri, proprio per mancanza di soluzioni alternative.
Anche se le operazioni sembrano essersi svolte senza incidenti, tuttavia le modalità e gli effetti di questo ennesimo sgombero ricordano un copione visto già troppe volte in questa città: si colpiscono situazioni di marginalità sociale, senza predisporre le opportune garanzie, almeno per le vulnerabilità più eclatanti, ma soprattutto senza offrire nessun tipo di alternativa. Tutto ciò avviene nonostante una circolare del Ministero dell’Interno del 1 settembre 2017, adottata in seguito al traumatico sgombero di piazza Indipendenza, affermi la necessità di un preventivo controllo delle situazioni individuali, per predisporre le adeguate misure sociali, prima di procedere all’esecuzione dello sgombero di immobili occupati a uso abitativo.
Per circa dieci mesi, le scriventi associazioni hanno prestato assistenza medica, sociale alle circa cento persone presenti nello stabile, quasi tutti giovani uomini provenienti dai paesi dell’Africa sub sahariana Occidentale – in particolare Nigeria, Senegal e Gambia – e titolari nel 75% dei casi di un regolare permesso di soggiorno per richiesta asilo (in alcuni casi in fase di ricorso), protezione internazionale o motivi umanitari. L’intervento era volto a offrire, se non vere e proprie alternative, quantomeno gli strumenti per superare autonomamente la marginalità sociale in cui si trovavano costretti gli occupanti. Chiediamo quindi al Ministero dell’Interno, al Comune di Roma, al IV Municipio e a tutte le altre amministrazioni coinvolte, l’individuazione, congiuntamente alle associazioni e alle persone direttamente interessate, di soluzioni strutturali e durature, che mettano finalmente al centro il rispetto della dignità e dei diritti umani, nell’interesse delle persone che attualmente si trovano in strada e dell’intera collettività.
A Buon Diritto Onlus, Alterego - Fabbrica dei diritti, Be free, Intersos, Medici per i diritti umani - MEDU, WILPF-Italia.